Sotto la lente...

Michela Taioli nasce a Cesena, è una romagnola doc e coi Floyd Machine è Tour Manager e si occupa anche degli effetti audio e video, . E’ una passione?

Si. Certo che si tratta di un lavoro appassionante e non è solo un compito tecnico. Me lo hanno chiesto ed io dopo aver fatto le opportune valutazioni ho deciso di confermare la mia disponibilità. Prima di me c’era Maria Grazia che poi per motivi personali ha dovuto lasciare e poi, dato che io già partecipavo alla vita della band dal punto di vista amministrativo, il passaggio è stato piuttosto semplice.

In parole semplici come si svolge il tuo lavoro?

Beh, in realtà è piuttosto importante poiché in primo luogo devo ascoltare e riascoltare lo stesso brano più volte, devo conoscere tutto di quel brano perché altrimenti non potrei mandare gli effetti in quel preciso istante, anche un decimo di secondo. Devo sapere quando finisce e quando ne inizia un altro. Un video, piuttosto che un suono particolare. Quindi è, come dicevo, un lavoro certosino che richiede molta attenzione, anche se a volte riesce difficile non essere trascinati dalla musica. Poi, per carità, si può sempre sbagliare qualcosa, ma io cerco sempre di dare il meglio ed al massimo della concentrazione. Ah, quasi dimenticavo! E’ ovvio, quando mi hanno chiesto di voler fare questa cosa, io naturalmente ho accettato perché mi piacciono i Pink Floyd.

Quindi è un po’ di tempo che gironzoli in lungo e in largo con questi scalmanati. Che aria si respira prima di uno show? Tensione, adrenalina, tante emozioni diverse?

Tante, ma soprattutto tensione. Perché tutto deve essere preciso. Quando si effettua uno spettacolo come questo, visto che parliamo di una tribute dei Pink Floyd, si può facilmente immaginare che tutti i suoni devono essere i più fedeli, riprodotti con la massima precisione. Pertanto all’inizio ci si emoziona poi dopo ci si concentra e inevitabilmente subentra una certa ansia, ma credo sia normale.

Ma Michela studia...

Certo, Giurisprudenza. Riesco ad organizzarmi ed a gestire entrambe le cose. Mi piacerebbe dopo la laurea fare tirocinio presso uno studio legale e poi ho in serbo un progetto interessante...

Hai anticipato la mia prossima domanda. Progetti per il futuro?

Immaginavo. In poche parole, mi piacerebbe sviluppare il lavoro del gruppo all’interno della Cooperativa (Prisma Melody ndr). Per questo credo che ci siano le basi e i presupposti per poter realizzare un lavoro valido e di vera crescita. Pensare ad artisti di un certo calibro e ad eventi di questo genere. C’è il libro, la mostra itinerante “Our Vintage Soul” il gruppo dei F.M. La conoscenza dell’inglese ed il francese dovrebbero supplire ed agevolare delle possibili mancanze.

Un “piccolo uccellino” ci ha confidato che prima facevi la modella e l’attrice!

Vero. In particolare l’attrice. Ho studiato a Roma e fino a poco tempo, il 2008, ho studiato recitazione e dizione. In questa occasione ho potuto conoscere personaggi del mondo dello spettacolo e capire meglio cosa si nasconde dietro le quinte.

Rimpianti?

No, assolutamente. Ho provato ma non sono riuscita a trovare persone sulla mia stessa lunghezza d’onda a livello di serietà o professionalità, forse semplice sfortuna. Gli altri vivevano in maniera differente dalla mia per cui capitava mi sentissi a disagio; forse semplicemente la persona sbagliata al momento sbagliato.

E nel privato Michela com’è? Esigente, pignola?

Bhè, per quello che si può dire, diciamo subito che sono una perfezionista e quindi molto pignola ed esigente. Sono di natura un tipo ambizioso ed infatti ammiro molto nelle persone questa caratteristica che per me risulta fondamentale unita all’umiltà e alla disponibilità. Non mi reputo egoista e di solito dico quello che penso, anche se talvolta occorre essere diplomatici ed edulcorare un pillola amara.

Uno scrittore inglese contemporaneo dice: “Un uomo gira tutto il mondo in cerca di quello che gli occorre, poi torna a casa e lo trova…”. Considerazioni personali?

E’ verissimo. Perché magari spesso si cercano successo, realizzazione lontano dalla propria famiglia, dalla propria casa e quindi dalle proprie radici. Invece torrnando nella dimora primitiva ci si accorge che esistono cose migliori, che valgono di più e quindi vale la pena di preservarle per non restare a mani vuote. Bisogna camminare con le proprie gambe e vivere veramente anche sbagliando. Infatti sono andata via di casa a 20 anni e questo non è casuale. Misurarsi là fuori tutti i giorni è diverso da come lo si immagina. Infatti sono stata a Milano, Roma, Bologna, esperienze che mi hanno aiutato a crescere ed infatti, pur essendo la più giovane della band non trovo difficoltà a relazionarmi con persone più mature ed adulte. Ma non vorrei certo peccare di presunzione, devo e posso crescere ancora tanto e il progetto Floyd Machine è la palestra perfetta.