Sotto la lente...

Valentina Cacciaguerra, nasce a Forlì .

Quando nasce la passione per il canto?

A sei anni, spinta da mia madre dopo che aveva scoperto la mia predisposizione; questa cosa è proseguita fino all'età di 18 anni. Quando ho raggiunto la maggiore età ho smesso per diverse ragioni, soprattutto perchè non amavo i concorsi benchè ne avessi anche vinto qualcuno in passato, dopodichè non ho cantato per ben due anni...

Il tuo lo definiresti un talento naturale oppure, non si vede, ma c'è stata parecchia gavetta?

Lo definirei naturale, poi ovviamente sei anni di scuola, lo studio e la costanza hanno fatto il resto. Sono stati periodi impegnativi e difficili, la voce c'era, ma andava rivista l'impostazione, magari senza sforzare troppo. E' stata dura ma alla fine ne è valsa la pena.

Hai qualche preferenza musicale, uno stile particolare.

Nessuna in particolare. In effetti mi definisco un'eclettica e non ho canzoni che mi piacciono di più delle altre, diciamo pure che ho portato in “gara” Celine Dion, con “The Reason” perchè è sempre stata una canzone che mi piace particolarmente e più si accomuna al mio stato d'animo.

Il tuo mentore: cosa ti ha insegnato di più?

Mia mamma, è lei il mio mentore e in particolare, anche se l'aiuto non è mancato da parte di entrambi i miei genitori, mi ha sempre suggerito tutto: la pettinatura, l'abito, il brano. Insomma si occupava di tutto, anche di dover scegliere i concorsi che dovevo fare. Certamente poi ci sono io, nel senso che ho agito col massimo impegno e la massima attenzione ma il tutto, è iniziato con l'audacia e la determinazione di mia madre.

Come hai conosciuto i Floyd Machine?

Sempre attraverso mia mamma: ho alcuni dischi in vinile dei Pink Floyd, mio padre è un appassionato del genere e quindi ho iniziato ad ascoltarli. Un giorno ho visto i Floyd Machine a Bertinoro, accompagnata dai miei genitori e mi sono sembrati all'altezza. Davvero bravi.

Esperienze significative?

Fra tutte le competizioni e le gare svolte, la prima, ovverosia l'unico concorso che ricordo bene e che per me è stata un'esperienza forte, formativa, è stata quella di partecipare a “Una voce per Sanremo”, edizione 1995–97, praticamente due edizioni. Vedere il “Teatro Ariston” dal vivo, calcare lo stesso palcoscenico dove si sono esibiti artisti come i “Matia Bazar” e molti altri all'epoca, è stata una vera emozione. Come lo è stata conoscere tanti artisti della mia età che tentavano di ben figurare. Che dire, un bellissimo ricordo, certamente indelebile.

Tornando ai Floyd Machine questa volta ho voluto personalmente tentare con loro, senza subire pressioni o inviti, insomma è tutta farina del mio sacco. Al di là della performance di Brisighella con “The great gig in the sky”, e non nascondo che per me è un grande brano dei Pink Floyd, sono entusiasta e non vedo l'ora di incominciare questo viaggio sul carrozzone con questi scalmanati...